In un mondo in costante evoluzione, le imprese devono essere in grado di adattarsi ai cambiamenti per rimanere competitive. Per questo, non sorprende che al momento molte aziende stiano chiedendo facilitazione e formazione di change management per accompagnare la trasformazione e superare le resistenze.
Gestire, non subire le trasformazioni aziendali.
Ora più che mai, infatti, il successo di un’impresa è strettamente legato alla sua capacità di stare al passo con il cambiamento per cogliere le sfide del mercato. Per farlo in modo efficiente, sono necessari una buona pianificazione strategica e processi strutturati.
Ma non è semplice. Spesso crediamo di essere pronti ad affrontare le trasformazioni, di riuscire a governare i cambiamenti. E quando poi ci troviamo faccia a faccia con la necessità di mettere in campo azioni volte alla riorganizzazione dell’impresa, non sappiamo come gestire la situazione. È per scongiurare questa eventualità che occorre guardare al change management come strumento, direi anche alleato, per vincere la resistenza al cambiamento e guidare le trasformazioni aziendali favorendo un ambiente in cui tutti si sentano coinvolti, pronti ad abbracciare nuove iniziative e a contribuire alla loro buona riuscita.
Quando e come si interviene in azienda con il change management.
Mi rendo conto che parlare in generale di cambiamenti risulta vago. Perciò faccio alcuni esempi di eventi e situazioni in cui la gestione del cambiamento diventa fondamentale in azienda: con l’introduzione e l’adeguamento alle nuove tecnologie, l’adozione di una nuova cultura aziendale, fusioni e cambi nei vertici aziendali, crisi e cessioni.
Attraverso il change management, in casi come questi, si interviene su tre livelli.
1. Cambiamento degli individui. Ci si occupa di preparare tutte le persone che lavorano nell’impresa, in modo che capiscano quello che accadrà e possano essere di supporto nella trasformazione. In questa fase, è indispensabile saper comunicare nel modo giusto e individuare gli strumenti di formazione più adatti ai collaboratori, affinché acquisiscano nuove abilità da impiegare in processi aziendali completamente rinnovati.
2. Cambiamento organizzativo. Oltre ai singoli, anche i gruppi di lavoro e i singoli reparti vengono guidati verso una corretta gestione dei progetti, così da non perdere di vista gli obiettivi aziendali nonostante le trasformazioni in atto.
3. Cambiamento aziendale. Processi, piani, competenze, ruoli: se tutto è organizzato adeguatamente, allineato, e punta verso la stessa direzione, allora è possibile affrontare i cambiamenti con successo, massimizzando la produttività e mantenendo la propria competitività nel mercato.
Change management sempre più richiesto.
Dalla descrizione degli approcci che si adottano e degli interventi che si implementano in caso di profonde trasformazioni aziendali, risulta evidente che il change management non si può improvvisare e richiede una formazione specifica su aspetti come analisi, strategia e coordinamento, leadership e comunicazione.
La crescita di corsi di change management è infatti conseguenza diretta della consapevolezza dimostrata da un numero sempre più alto di aziende di quanto sia importante farsi guidare da professionisti.
L’idea che giustamente si sta diffondendo a macchia d’olio è quella di affidarsi a persone formate e competenti in grado di:
- applicare i modelli di cambiamento più idonei per affrontare le sfide del mercato;
- pianificare e implementare strategie che funzionano;
- comunicare in modo efficace con le parti interessate dal processo di trasformazione;
- gestire le resistenze e promuovere un approccio positivo nei confronti dei cambiamenti.
In un panorama in cui, per le imprese, la capacità di gestire il cambiamento è diventata una competenza distintiva, l’investimento in formazione specializzata si rivela quindi sempre più cruciale per garantire una transizione senza intoppi e massimizzare i risultati aziendali.